
Pizzaut: vietato calpestare i sogni
Alle porte di Milano coltivare la speranza di un futuro migliore è qualcosa che si gusta a tavola.
Anche se la scienza dice di no, “loro” stanno bene. “Loro” sono i ragazzi di Domenico Nico Acampora, classe 1971, nato a Napoli e ‘visionario’ imprenditore convinto di una cosa: avere un figlio autistico, può essere un’opportunità. Di più: può essere una fortuna.
Secondo alcuni esperti, anche blasonati, questi giovinetti, che lavorano nel suo ristorante alle porte di Milano, tutti autistici, anche gravi, non potrebbero parlare. Non dovrebbero poter servire ai tavoli di un ristorante o cuocere 100 pizze in una serata. Non dovrebbero poter raccogliere le comande al tavolo di un ristorante. Non dovrebbero abbracciare le persone che sono loro vicine e non sarebbero in grado di potersi esibire davanti ad un pubblico.
Ebbene i ragazzi di Nico riescono invece a fare tutto questo. E se oggi il ristorante che ha aperto a Cassina de Pecchi, Pizzaut, è diventata una delle principali pizzerie in Lombardia, le prenotazioni fanno registrare, già a Marzo, il tutto esaurito fino a Giugno, lo si deve all’ostinazione di quest’uomo semplice, ex educatore, sposato e con due figli. Uno dei quali, Leonardo, soffre proprio di una forma di autismo.
La sfida nasce per questo: “Per aiutare mio figlio. Si agitava molto e saltava sui divani delle case degli amici quando andava ad incontrarli a casa loro. E allora per consentirgli di poterli vedere e non restare da solo mi sono inventato delle occasioni d’incontro direttamente a casa nostra. Giornate in cui organizzavamo dei ‘corsi’ per imparare a fare le pizze a casa.”
È stata questa la svolta.
Ad un certo punto gli fu detto, secondo l’imperitura e dogmatica visione di una psicoterapeuta,
che la sua volontà di aiutare i ragazzi autistici “era la diretta conseguenza di un uomo frustrato che s’inventa progetti che non si possono realizzare e che danno finte speranze ad altre famiglie. “
“Qui ci sono 10 famiglie – replica Acampora – che hanno i figli che lavorano e tra pochi giorni parte una nuova accademy con altri 12 ragazzi che saranno formati; per la fine del 2022 sarà varato un altro ristorante sempre gestito da ragazzi austici a Monza.”
Nel frattempo in piena pandemia, quando andare al ristorante non era possibile, si sono inventati un ‘pizza autObus’, un food track che è andato in giro a fare le pizze nelle piazze e nelle aziende.
Nico, si è impegnato con uno spirito libertario a dare un’occasione a questi adolescenti
“Il 70% delle coppie che si trova a vivere una situazione del genere, ovvero di mettere al mondo un bambino autistico, molla il colpo e spesso decide di lasciarli presso una struttura adibita alla loro assistenza”.
Lui invece coltiva il sogno di aprire un ristorante. L’idea nasce “una notte del 2017, mentre ero a letto, poco prima di addormentarmi. Lo dissi a mia moglie Stefania, la quale m’invitò a tornare a dormire. Alle 5 .30 del mattino quando lei si svegliò mi trovò in piedi. Avevo già scritto il progetto e disegnato il brand di Pizzaut.”
Il parto è durato oltre tre anni. Oggi però i 3 pizzaioli e i 7 camerieri e barman di Pizzaut, “sono tutti autistici e tutti regolarmente assunti. Hanno imparato a gestire le difficoltà e gli imprevisti che in un ristorante sono all’ordine del giorno.”
Nico infatti alla fine lo ha realizzato il suo sogno. Prima itinerante, portando i suoi ragazzi in diversi ristoranti a cucinare le pizze e a servire la clientela. Ospiti di altrettanti piazzaioli, entusiasti del progetto al punto di cedergli per un giorno la gestione della pizzeria.
Poi dal 2021 il sogno è diventato stanziale a Cassina de Pecchi, alle porte del capoluogo lombardo.
Il felice paradosso, Nico lo definisce proprio così, è che i suoi ragazzi che prima erano ospiti di strutture pubbliche o private oppure prendevano una pensione o un accompagnamento, e dunque erano un costo per la comunità, adesso sono invece in grado, lavorando, di potersi pagare uno stipendio e anche i contributi previdenziali.
Ci sono pure i soldi prodotti da loro, nelle buste paga di chi oggi, anno di grazia 2022, va in pensione.
“Questo vuol dire che sono cittadini a pieno titolo, anche quelli che hanno una riconosciuta disabilità del 100%.”
Significa, conti alla mano, che alla luce del fatto che l’1% della popolazione italiana soffre di questa malattia, possiamo recuperare 600.000 posti di lavoro e metterli a disposizione di un’idea d’impresa come quella di Pizzaut.
“L’ho fatto perché pensando al futuro di mio figlio mi sono imbattuto nel presente di migliaia di famiglie. Molte di queste hanno bambini o ragazzi autistici senza un futuro. Ed io invece volevo un futuro per mio figlio fatto di dignità, di lavoro, di competenze. Leo è ancora piccolo ma quelli che lavorano per me stanno dimostrando che non solo vogliono lavorare ma che lo fanno benissimo.
Alcuni di loro, per esempio Lorenzo, 22 anni, giunge dalla provincia di Lecco e fa un’ora e quaranta di mezzi pubblici fra treno e metropolitana ogni giorno; e giunge puntualissimo malgrado prenda Trenord per arrivare”
“Francesco, uno dei ragazzi autistici che lavora nella pizzeria, dice Nico, sa sparecchiare come pochi e sa fare dei caffè buonissimi perché ci mette quello che altri non possono metterci: la consapevolezza di stare facendo qualcosa di veramente utile per sé e per gli altri”
Anche Leonardo, ‘il conte’, “ha imparato a prendere i mezzi pubblici: qui ognuno ha un soprannome. Noi infatti siamo una squadra di lavoro. Loro non sono utenti di un servizio, loro sono miei colleghi e miei dipendenti.”
Pensando alla politica: “È fondamentale – aggiunge – se fa il suo mestiere. Noi non vogliamo favori da nessuno. Noi vogliamo diritti per i nostri figli. Ed uno dei diritti più negati è l’insegnante di sostegno, ad esempio. Si taglia spesso sugli educatori”.
Aggiunge che sta dialogando molto con la politica. E questa interlocuzione sta funzionando. “Il 27 Dicembre scorso è stata approvata una norma che prevede facilitazioni nell’inserimento lavorativo delle persone autistiche. È il frutto dell’impegno di tutte le forze politiche.”
A partire dal senatore Eugenio Comincini ex sindaco di Cernusco sul Naviglio e al ministro Andrea Orlando. Qui il 1 Maggio 2021, giorno d’inaugurazione del ristorante,
è venuta il presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati.
Nico è una potenza, un vulcano in perenne bradisismo, non sta fermo un attimo. Ha creato un’alchimia e una magia straordinaria con questi giovani. I quali lo ricambiano con un affetto che i libri di scienza dicono non sarebbe possibile ostentare: con i baci, gli abbracci, con una vicinanza fisica che la ragione non considera possibile, soprattutto nei casi più difficili. Ed invece qui, tra questi volti apparentemente separati dalla realtà, esiste qualcosa di più profondo: l’anima mundi.
L’anima di persone che sentendosi amate restituiscono quanto è loro donato da Nico. E per questo ogni sera, quando Acampora interrompe la cena dei commensali per raccontare il suo ristorante e il suo amore per i ragazzi che ne sono protagonisti, loro rispondono in modo eccezionale. C’è chi è esperto di storia, chi ha cominciato a suonare magistralmente il violino senza averne mai visto uno prima. E c’è anche lui, Lorenzo, quello che se gli chiedi che giorno era il 1 Ottobre del 1978 te lo dice in un secondo: (Domenica)
Dimostrando una volta di più che l’amore è la migliore risposta all’indifferenza o alla paura. E che la mente umana è capace di cose che non avresti detto mai sarebbero state possibili.
È proprio durante questi momenti di convivialità che Nico dimostra il prodigio che è riuscito a porre in essere: una famiglia. Un nucleo composto da persone autistiche pronte a sacrificarsi per lavorare, per dare un senso alla loro vita. “Erano già dimenticate prima, ma con la pandemia sono stati fatti completamente sparire”, mentre uno di loro se lo accarezza passando tra un tavolo ed un altro.
Lui è l’anima pulsante di questa realtà. Anche quando l’anno scorso si è fatto un infarto in ospedale, i “suoi” ragazzi sono andati avanti e anzi gli hanno dedicato una pizza speciale: “la pizza supereroe”, a proposito di soprannomi.
Nel suo locale a Cassina si trovano molti personaggi che il suo titolare ha coltivato con il tempo. Tra questi “Elio le storie tese” il quale afferma che “ho mangiato talmente tante pizze qui che ormai posso definirmi tranquillamente un socio”.
In una serata sono oltre un centinaio i coperti. La gente affolla il locale, compra i gadget di Pizzaut, si ferma a parlare con i giovani inservienti e con Nico; il quale come sempre si spende senza sosta. “Abbiamo deciso per una prossima apertura a Monza e poi di estendere quest’esperienza in Franchising in tutta Italia.”
Lui, che nel frattempo ha perso peso ma non lo smalto dei tempi migliori, ha continuato a far crescere la sua creatura nel mondo della televisione ma anche in quello politico. A Roma ha incontrato l’ex Premier Conte quando ancora era in carica.
La sua azione non si ferma mai “neppure adesso che mio figlio, minorenne, riesco a vederlo pochissimo, non potendolo portare a lavorare qui con me: rischierei una denuncia per sfruttamento del lavoro minorile”
Nico non ha paura di nulla ed ha accanto a sé una donna che lo ama incondizionatamente.
I protagonisti di questo progetto crescono con lui, con la sua barba lunga e i suoi capelli sempre più radi. Ma con un sorriso solare.
Non lo perde mai. Neppure quando faticava a trovare i soldi per aprire il ristorante. Neppure quando a causa del Covid nel 2021 ha dovuto posticipare l’inaugurazione; neppure quando sono fioccate le accuse di essere un millantatore di felicità, un impostore, un incompetente impunito.
Tutto quello che è stato studiato in questo ristorante, dai tavoli alle luci, è confortevole non solo per chi ci lavora ma anche per gli ospiti che vengono a mangiare. “E sono tanti: ciò dimostra che i miei ragazzi sanno fare cose straordinarie e ci dimostrano che è vietato calpestare i sogni”.
Lui, Nico, ha risposto sempre con i fatti, con il sorriso di quegli esseri umani che in lui si sono riconosciuti specchiandosi nel mare calmo della sua anima; che anche quando le acque si sono fatte procellose non ha mai avuto paura. Ed ha guardato avanti. Sempre.
Ecco l’intervista
https://youtu.be/b6ZRED5nOBM